I proprietari, possessori o detentori di archivi, documenti e materiale bibliografico di interesse culturale hanno l’obbligo di preservarli e conservarli in modo permanente, evitando ogni situazione di rischio o di degrado. Nel caso di documenti danneggiati o deteriorati si rende dunque necessario un vero e proprio intervento di restauro conservativo, sia per impedire un peggioramento delle condizioni del bene, sia per ripristinare, ove possibile, le originarie condizioni del documento e consentirne la piena leggibilità e fruizione.
I restauri sono interventi complessi e di tipo invasivo: la scelta di operare un restauro deve pertanto essere sempre valutata attentamente a priori, tenendo conto di numerosi fattori collaterali, quali ad esempio le condizioni generali degli ambienti di conservazione e la frequenza di consultazione del documento.
In taluni casi, infatti, è preferibile optare per un restauro virtuale del pezzo, attraverso i mezzi che la tecnologia digitale ci offre: dalla semplice riproduzione fotografica ad una vera e propria ricostruzione virtuale del documento come doveva essere in origine.
La corretta metodologia d’intervento prevede che prima del restauro l’archivio sia stato ordinato e inventariato e ne sia stata fatta un’accurata ricognizione, sia dal punto di vista conservativo, formando un elenco dei pezzi con le relative annotazioni dello stato di conservazione e delle criticità, sia per quanto riguarda il fabbisogno di materiale di condizionamento (camicie, cartelline, faldoni, etichette, ecc.).
I dati risultanti dalla ricognizione dovranno essere utilizzati per compilare un piano di conservazione che riporti le priorità d’intervento. Poiché i lavori possono risultare economicamente onerosi, il piano di conservazione è molto utile per programmare le operazioni e suddividere i restauri in lotti diversi, realizzabili separatamente. Solo in caso eccezionale e di effettiva urgenza può essere autorizzato il restauro di un singolo documento al di fuori del piano di conservazione generale.
Il restauro vero e proprio si articola in diverse fasi di progettazione ed esecuzione, secondo una precisa procedura (vedi sotto). Occorre ricordare che il restauro di documenti, come ogni altro intervento su beni tutelati, è sottoposto all’autorizzazione preventiva della Soprintendenza Archivistica (artt. 21 e 31 del d.lgs. n. 42/2004). L’intervento deve inoltre sempre essere progettato e realizzato da personale tecnicamente preparato e qualificato.
Dopo il restauro, al documento vanno assicurate condizioni di conservazione ottimali. La realizzazione di un intervento di restauro non esclude infatti la possibilità che il documento si degradi nuovamente e velocemente, soprattutto se non viene collocato all’interno di contenitori idonei e in locali dotati delle necessarie caratteristiche strutturali e ambientali.
La procedura per il restauro di beni archivistici tutelati si articola nelle seguenti fasi:
- Il soggetto possessore dell’archivio incarica un archivista professionista, se necessario coadiuvato da un restauratore, di redigere un progetto preliminare, costituito da un elenco dettagliato, corredato di fotografie, dei documenti bisognosi di restauro e da una scheda tecnica per ciascun documento, nella quale siano descritti sommariamente i danni e le patologie. Tale progetto viene sottoposto all’approvazione della Soprintendenza.
- Nell’ambito delle procedure selettive previste dalla legislazione vigente, un restauratore qualificato viene incaricato di redigere un progetto esecutivo, costituito da una scheda tecnica per ciascuno dei pezzi elencati nel preliminare, con una valutazione approfondita dei danni e informazioni dettagliate sui prodotti e sulle procedure di restauro. Per alcune categorie di documenti (volumi rilegati e carte sciolte) è necessario adottare il modello di capitolato tecnico predisposto dall’Istituto Centrale per la Conservazione e Restauro del Patrimonio Archivistico e Librario (ICRCPAL), con il relativo cronoprogramma. Tale progetto viene preventivamente esaminato dalla Soprintendenza, quindi inviato ai competenti organi tecnici del Ministero per la necessaria approvazione.
- Il progetto esecutivo approvato è recepito nel capitolato speciale della gara con cui l’ente sceglie il restauratore qualificato per eseguire i lavori. In nessun caso il restauratore incaricato deve aver partecipato o collaborato alla redazione dei progetti preventivo ed esecutivo. Il ruolo e la responsabilità di direttore dei lavori possono invece essere affidati al restauratore che ha redatto il progetto esecutivo.
- Al termine del lavoro, il restauratore incaricato redige una dettagliata relazione di restauro per ogni singolo pezzo restaurato. La Soprintendenza Archivistica esamina il lavoro svolto e certifica la regolare esecuzione dell’intervento.